Con il termine “Disturbi evolutivi Specifici di Apprendimento” (DSA) ci si riferisce a dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, cioè a quelle difficoltà specifiche che rientrano nei domini dell’apprendimento e delle abilità scolastiche.
La principale caratteristica di questa categoria nosografica è infatti proprio quella della “specificità”, in quanto il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità in modo significativo ma circoscritto, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale (DSA Consensus Conference, 2007).
I bambini con DSA hanno dunque un QI compreso nella media per la loro età, ma possono riportare prestazioni al di sotto della norma nella lettura, nella scrittura, nel calcolo, o in più aree contemporaneamente.
Spesso bambini che presentano un DSA manifestano già nei primissimi anni di scolarizzazione dei “campanelli d’allarme”, come la presenza di un disturbo del linguaggio in età prescolare, di un tratto grafico poco leggibile (soprattutto in corsivo), oppure la difficoltà a distinguere la destra dalla sinistra o a orientarsi nello spazio, e altro ancora.
Secondo le “Raccomandazioni per la pratica clinica per i Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento” l’età minima in cui è possibile effettuare una diagnosi certa dei Disturbi Specifici di Apprendimento coincide con il completamento del secondo anno della scuola primaria, pur sottolineando l’importanza del riconoscimento tempestivo e precoce dei segnali d’allarme (Consensus Conference , 2007, pp. 64 ).
La legge 170/2010 prevede una serie di tutele per gli alunni a cui viene diagnosticato un DSA, tra cui la stesura in ambito scolastico del PDP (Piano Didattico Personalizzato). Questo documento prevede la personalizzazione del piano di studi dell’alunno e permette di stabilire gli strumenti compensativi e misure dispensativi più appropriati per ogni materia, le strategie metodologiche e didattiche utilizzabili, i criteri e le modalità di verifica e di valutazione, ed eventuali modifiche all’interno degli obiettivi minimi da raggiungere.
Il ruolo della scuola
E’ importante considerare come la scuola rappresenti un importante ambiente di sviluppo, parallelo a quello familiare. A scuola il bambino, attraverso i percorsi di apprendimento curriculare, non solo incrementa competenze e abilità nuove, ma sviluppa l’autostima e il senso di efficacia, costruendo una immagine di sé e del mondo mediata dalle interazioni quotidiane con insegnanti, genitori e coetanei, e dalla propria capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati.
I bambini e gli adolescenti che presentano un DSA possono andare incontro a diverse difficoltà che inevitabilmente incidono anche sul proprio senso di efficacia e di stima di sé.
Può capitare, ad esempio, che per diversi anni le limitazioni derivanti dalla presenza di DSA, prima di essere ricondotte alla presenza di una categoria nosografica, siano erroneamente attribuite a pigrizia, demotivazione, oppositività, scarsa intelligenza, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta per l’alunno e per la sua autostima.
Diversamente da questa situazione, può capitare che gli alunni con diagnosi già certificata di DSA (e relativo PDP) incontrino un atteggiamento di disinvestimento da parte degli insegnanti, i quali tendono a sottostimare le loro capacità; oppure, al contrario, possono doversi confrontare con un generale atteggiamento di “resistenza” dei docenti verso la diagnosi (che viene considerata al pari di una giustificazione e quindi sottostimata), spesso supportata da credenze false quali “Non esistono alunni con DSA, ma solo alunni bravi che si impegnano e alunni meno bravi”.
Per i bambini e i ragazzi che presentano un DSA (che sia esso già diagnosticato oppure no), la complessità del rapporto con il contesto scolastico, con insegnanti, coetanei e con le aspettative familiari, può influenzare negativamente dimensioni quali la motivazione, l’autostima, la capacità di tollerare la frustrazione o di regolare le emozioni, le abilità sociali e così via.
Possibili rischi
La ricerca ha da tempo messo in relazione il disturbo di apprendimento con diversi tipi di disagio nei bambini e adolescenti, tra cui ritiro, isolamento, oppure rabbia, aggressività, fino a veri e propri disturbi psicopatologici anche in età adulta.
Il potenziale “dramma” emotivo dei bambini e ragazzi con DSA è quello di possedere un’intelligenza normale e al contempo delle limitazioni specifiche in quelle abilità che quotidianamente sono chiamate in causa per raggiungere gli obiettivi di apprendimento previsti dall’ordinamento scolastico: è come chiedere a un bambino di leggere senza occhiali facendolo sentire meno capace e motivato degli altri a causa della sua miopia!
Per questo motivo è fondamentale che genitori e insegnanti siano consapevoli dei vissuti emotivi di bambini e ragazzi che presentano un DSA.
a cura di: Dott.ssa Valentina Mellone