Il lettone sembra un po’ lo spazio simbolico di una contesa.
Ma non è necessariamente così, è piuttosto il luogo che consacra l’unità della coppia e al tempo stesso il posto destinato a stravolgerne gli equilibri.
Semplicemente, attraverso quel lettone scorrono i momenti cruciali del ciclo vitale di una famiglia.
Prima, sarà il letto di due amanti dove prima o poi si poserà un sogno, o magari due sogni diversi su un figlio che ancora non c’è.
Dopo, un pancione occuperà una parte dello spazio comune, e abbracciarsi in quel letto sarà diverso, richiederà una nuova attenzione. Ancora dopo, tra le lenzuola si farà un nido, e l’intimità avrà un tepore di cuccioli e un odore di latte. Successivamente sarà il letto di mamma e papà e solo a notte fonda, quando tutti dormono e con un pizzico di fantasia, potrà trasformarsi di nuovo nel rifugio dei due amanti almeno per un po’.
Il letto è sempre lo stesso, ma la famiglia che lo abita è soggetta a continui cambiamenti. Non è scritto che debba esserci un conflitto tra lo spazio di coppia e lo spazio che occupano i figli, non è una questione di centimetri in più o in meno, di stare più larghi o più stretti.
Esiste però una dialettica tra tipi diversi di amore e di intimità, ad esempio tra essere madre ed essere moglie. Il bambino allora può stabilizzarsi nel bel mezzo di quel lettone; ma non è possibile sapere se è la sua presenza a far sparire la coppia, o se è la latitanza della coppia a convocarlo lì in mezzo, quasi a colmare un vuoto; è solo una questione di punti di vista.
Quello che noi osserviamo è che quel lettone ha perso la sua capacità di trasformarsi, e questo significa che il tempo della famiglia che lo abita si è fermato.