Il sogno è una delle attività umane più misteriose e, di conseguenza, anche più studiate.
Ma perché sogniamo? A cosa serve il sogno?
L’ipotesi più celebre appartiene a Freud, secondo il quale nel sogno si esprimono in maniera celata i nostri desideri inconsci.
Tuttavia, la ricerca scientifica sul sogno sembra indicare prospettive ben diverse.
Vi sono ormai molte indicazioni che sognare sia utile per elaborare le esperienze diurne, ed in particolare per orientare la nostra bussola emotiva.
La capacità di comprendere gli stati emotivi è una parte fondamentale delle nostre competenze cognitive, che ci sintonizza nelle relazioni con gli altri, restituendo coerenza e senso alle nostre esperienze.
Il sonno, giustappunto, avrebbe un ruolo nella continua messa a punto di questa capacità.
Va in tal senso una ricerca, che evidenzia una relazione tra l’attività onirica e la capacità di decodificare le emozioni.
Nello studio, un gruppo di volontari era sottoposto ad un compito di interpretazione di espressioni facciali di emozioni. Prima del test, il sonno dei soggetti era monitorato in modo da verificare se sognavano oppure no.
Ebbene, i soggetti che prima del test avevano raggiunto la fase REM (la fase del sonno in cui si sogna) risultavano più abili nel riconoscere le espressioni facciali delle emozioni positive (come la felicità). Viceversa, chi non aveva sognato era più sensibile nei confronti delle emozioni negative (come la rabbia).
I risultati di questa ricerca sono molto suggestivi. Bisogna tuttavia esplorare ulteriormente il fenomeno, distinguendo meglio l’effetto generico di una buona qualità del sonno dall’influenza specifica dell’attività onirica.